LIVORNO – Martedì 30 maggio alle ore 17, in Piazza del Municipio, l’iniziativa della Comunità di Sant’Egidio conclude gli eventi legati alla giornata che si sono tenuti nei quartieri e nelle scuole.
Con la tenace volontà di ricordare ogni anno da quasi 20 anni i bombardamenti che il 28 maggio 1943 sconvolsero Livorno è cresciuto il desiderio di raccontare ciò che accadde, emergono storie, testimonianze che parlano di quella pagina orribile che è la guerra. E così anche piccole storie diventano occasione di incontro e di memoria in angoli nascosti di Livorno.
Così in memoria dell’80° anniversario del 28 maggio 1943, che quest’anno verrà ricordato con la tradizionale marcia il giorno 30 maggio, alle ore 17 dalla piazza Civica di Livorno, attorno a questa giornata anniversario si sono moltiplicati gli eventi legati a tale memoria, anch’essi organizzati dalla Comunità di sant’Egidio.
Mercoledì 24 maggio, nella piazza della Guglia, alla presenza di tanti anziani, bambini, famiglie dei quartieri di Fiorentina, Shangay e Corea, è stato piantato un ulivo, simbolo di pace e ricordo di Piera morta a causa delle complicazioni di alcune schegge che la colpirono durante i bombardamenti.Alla lettura dei nomi di quanti hanno perso la vita nelle periferie nord della città durante il bombardamento, i bambini della Scuola della Pace e tutti i presenti hanno posto le pietre della memoria con scritti i nomi delle vittime attorno all’ulivo. Un gesto per dire “della speranza che la pace raggiunga le periferie di tutto il mondo, e metta radici robuste, che siano la base di un mondo senza violenza né guerra. Perché la pace non sia periferica ma divenga impegno per tutti, e venga messa al centro di ogni pensiero, di ogni politica, nella vita quotidiana delle persone e dei popoli tutti”. Nel quartiere nei cortili, sui pianerottoli, nelle casa, sono state raccolte le memorie della guerra da cui emergono le immagini della paura nei rifugi, del cielo bianco pieno di polvere, delle nubi nera verso il porto e all’altezza dello Stanic e poi la fuga nelle campagne. A conclusione della giornata è stata lanciata l’idea della “tenda dell’amicizia”, un gazebo che sarà montato accanto all’albero di Piera, per stare insieme come si faceva una volta e perché sia occasione nuova di incontro e di proposta per costruire una memoria fondatrice di pace nella periferia, dove ancora oggi tante schegge inquinano il quotidiano: la violenza, la droga, la paura di chi non si conosce, il senso di isolamento e di abbandono, l’apatia che prende e crea avvilimento e scoraggiamento.
Venerdì 26 maggio alle 17.30 in Via Novelli bambini, adulti e anziani del quartiere hanno piantato un secondo ulivo per esprimere la volontà di pace che trova fondamento nella memoria. Anche qui sono state ricordate le persone che nel quartiere sono morte a causa dei bombardamenti del 28 maggio 1943 in un rifugio che si trovava in via della Rondinella, tra i quali Italo Giusti, Enrico Rubner e Antonio Ierussi…un luogo e tante storie che entrano a far parte della memoria del quartiere e testimoniano un particolare dell’orrore della guerra fondando così la convinzione che la pace sia l’unica cosa da cercare e da scegliere. L’albero è stato piantato anche da un gruppo di bambini che, con Awa, hanno fatto sentire la loro voce: “Piantiamo questo albero per dire che non è giusta la guerra che c’è stata a Livorno, non è giusta la guerra che c’è adesso in Ucraina e in tanti paesi e lo piantiamo anche per dire che, come questo albero, è possibile far crescere la pace tra noi, nel quartiere, nel mondo. Aiutateci sempre a fare la pace…. ci può essere sempre una via di pace!” Poi Rita ha raccontato la sua storia di bambina testimone dei bombardamenti di Livorno e costretta a sfollare con la sua famiglia e Cristina, nipote di Italo Giusti, il quale all’epoca aveva 50 anni, una moglie e una figlia di 15 anni e lavorava come commesso in un negozio di tessuti in centro … forse si trovava lì la mattina del 28 giugno del 1943 quando tentò di trovare la salvezza nel rifugio.
Ed infine l’intenso lavoro nelle settimane che precedono la giornata si è svolto con i bambini e i ragazzi che nelle scuole superiori e primarie sono stati coinvolti nella sensibilizzazione e nell’educazione alla pace promossa dalla Comunità di Sant’Egidio attraverso i testimoni delle guerre di ieri e di oggi, gli anziani che hanno vissuto la guerra a Livorno e i testimoni della guerra in Ucraina, giunti nella nostra città. Gli anziani hanno raccontato la guerra: le sirene, la paura, il bombardamento e le macerie della città, lo sfollamento e poi finalmente la notizia della pace e la libertà ritrovata dopo la dittatura del fascismo: libertà di pensare, di parlare, il ritorno alla vita! Hanno incoraggiato a non vivere con prepotenza verso gli altri, ma con rispetto verso tutti, con gesti di vicinanza e solidarietà. “Dobbiamo pregare per la pace, perché la pace torni presto. Dobbiamo vivere in pace: la Pace è la cosa più importante”. I testimoni della guerra di oggi hanno ricordato che è necessario fare tutto quello che è possibile per non arrivare alle guerre, “tutti sappiamo che la guerra procura un grande dolore e che nessuno la guerra la vuole”, per questo è necessario fare tutto il possibile per evitare che avvenga. Hanno poi ringraziato per l’accoglienza ricevuta, che ha dato loro forza e speranza di ricominciare dopo avere lasciato tutto. Gli incontri si sono nell’Istituto comprensivo Benci-Borsi, classi 3B, 4A, 5A, 5B Benci; classi 4A, 4B D’Azeglio, classi 3D, 3E Borsi; ed al Liceo Statale Cecioni classi 4B LL. I ragazzi delle classi 4C LL, 4D SA del Liceo Statale Cecioni di Livorno, i ragazzi dell’Istituto I.T.I.S. Galilei,classi 20 I.T.I.S., 3Bis ITIS Galilei, e della classe 3B dell’Istituto Comprensivo Benci-Borsi sono stati coinvolti nel progetto “Itinerari di guerra e pace: 1943-2023”, proposto da Istoreco e realizzato in collaborazione con la Comunità.
La ‘Giornata cittadina per la pace’, promossa dal Comunità di Sant’Egidio il collaborazione con Diocesi di Livorno, Comune di Livorno e Istoreco si svolgerà dunque quest’anno il 30 maggio. L’appuntamento è alle 17 in Piazza del Municipio, da dove si snoderà l’ “itinerario della memoria”, un percorso a tappe (in piazza Duomo e piazza Cavour) e per le vie del centro con testimonianze sulle guerre di ieri e di oggi. Quindi alle 17.45, agli Scali d’Azeglio, l’omaggio alle vittime della guerra a Livorno e a quelle di tutte le guerre.
Non è mai rituale ricordare. Questa memoria, così preziosa, si misura di anno in anno con le tragedie e le speranze del presente, tanto più di fronte alla guerra in Ucraina, verso la quale si sembra rassegnati, senza disponibilità a scendere in campo per cercare convintamente alternative alle armi e al numero crescente di morti. La guerra in Ucraina con le sue dolorose conseguenze e la svolta bellica degli ultimi anni in tante parti del mondo, “ripropongono – spiegano i promotori – la necessità di far crescere la cultura della pace, per il futuro, la vita e la libertà di tutti”. C’è una consapevolezza di fondo grazie alla quale si rilegge alla luce del vissuto della città ciò che accade nel mondo. Proprio perché nel 1943 la guerra distrusse Livorno e molte città italiane, 80 anni dopo non è più accettabile che la guerra riabbia una statuto accettato come naturale, né si può più lasciare la parola alle armi e consentire che sia così che si risolvano i problemi. Ecco perché la marcia cittadina per la pace vuole dare voce a chi la guerra l’ha conosciuta e da allora non può più dimenticarla. Si farà eco al grido della pace anche grazie ai più giovani che nelle scuole si sono misurati con Sant’Egidio e gli insegnanti sulle guerre di ieri e di oggi, sulla tragedia di Livorno nel ’43 e negli anni successivi, sull’emigrazione che i conflitti suscitano perché generano povertà e disperazione.